Un rimbombo di milioni di cataratte che s'abbattessero a un tratto sugli abissi della terra e si sbatacchiassero fra loro con urla selvaggie riecheggianti da valli e caverne profonde, immani, spaventose, darebbero una pallida idea del fragore maestoso del mare inferocito: č un clamore apocalittico, tremendo: s'ode lontano lontano, dalla terra, dal monte di Quesa, dalle vergini e bianche montagne di Carrara: l'identico ruggito udii io mugghiare a venti chilometri da Buffalo, quando di notte, andavo spiando il misterioso e forte o flebile, a seconda del vento romor attraverso della Cataratta del Niągara.
S'avanzano le navi, a una a una verso il Canale, guardinghe e sospettose come se tentassero prima di scoprire il mostro contro cui dovranno fra pochi minuti lottare a corpo morto: uomini giganteschi, giovinetti snelli e biondi come signorine, furicchi di sette, di dieci anni, corrono lungo la nave mollando.....; slacciando.....; serrando.....; sbatte mollemente la bella paranza a orza.... sull'onde incurvate come dorsi di gatti in furore ora sono gettate a babordo, ora a estribordo; s'ode una voce stentorea gridare....; ammaina....; lungo il canale i compagni rimasti a terra, i vecchi padri e i nonni, le madri, le mogli, le figlie, i fanciulli, qualunque persona atta al lavoro; forestieri di tutte le nazioni che vengono a Viareggio e vi passano gl'inverni o le dolci primavere, stesi tutti in lunga catena pronti al gran combattimento. Si tratta d'afferrare la cima che il nostromo, erto sul cassero o sul buttafuori, lancerą al momento preciso d'incoccare la bocca; getterą il bravo marino un colpo d'occhio rapido e infallibile a quei che stanno al punto estremo del molo.
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