- Ora è il momento, - e tirato fuori un sigaro:
- «O Felice - gli dissi - fumate, su, e ditemi un poco la vostra storia; chi erano Celeste e Assunta? Le paranze che vi portò via l'uragano? - «Magari fossero state le barche - signor mio - che almeno, pazienza in Dio, si potèvino rifà: Celeste e Assunta, èrino le bimbe di quell'omo lì... lo vede? Sono cinquantasei anni e non s'è ancora riavuto! Che destino! Che infamia!
«O dunque raccontate, che lo voglio sapere». -
- «Erino cresciuti tutt'e quattro insieme, come fiorellini di primo sboccio (- così cominciò a dire Felice, il pescatore della bilancia sul molo di Viareggio, guardando con quell'aria stracca e addormentata di vecchi marinai, guardando il fumo della pipa che s'alzava per aria, fine fine, color assenzio); - e già dalle prime mattìe si capiva che si sarebbon mangiati dal bene.»
Fino all'età di quindici anni, lei, la Celestina era venuta su delicata e debolina, ma bella come un amorino e con un cuoricino domestico che faceva innamorare chi l'avvicinava. Assunta era più forte e ardita; Celeste pareva una signorina tutta mamma e casa; gentilina e sensibile, quando Maddalena gridava l'Assunta, era sempre lei che si metteva di mezzo che la difendeva e con tutt'affezione, che a volte ne toccava lei per salvar la sorella e bisognava far la pace per forza: Celeste era l'occhio diritto di quell'uomo là, che diceva che la su' creatura aveva un non so che negli occhi che gli metteva soggezione; gli aveva celesti, e bionda come l'oro; a guardarla di profilo somigliava uno di quelli angiolini che si vedono dipinti in sull'altar maggiore di Sant'Andrea; ci ha mai guardato? ma se lei la mirava di faccia, mutava viso; era un'altra cosina; pareva che le pupille si voltassero verso il cielo, tant'erano chiare e limpide.
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