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- «Era il 28 settembre (me ne ricorderò campassi mill'anni!): S'èrino messe le paranze con la prua sur Canale, ma 'l vento pareva che si fosse messo a bono per mandarci tutti a 'n fondo: che giornata - caro signore -; montagne d'acqua s'alzavano e s'abbassavano intorno e pigliavano in collo le nostre povere barche come sugheri in una catinella: soffiava una libecciata che non ho più visto il simile in settant'anni di mare. L'Assunta in cielo, tentò la prima d'imbboccà il Canale, alle 3; riprovò alle 4 e slargò fino in sull'imbrunire: tutto il panno strinto, ammainato il pollaccone, s'era lasciata soltanto la latina piegata a metà, per dànni un pò di fiato, pronti all'imbroglino e all'ingiàri per alzà tutto il panno; le truffe di vento èrino spaventose e sbattèvino le sarchie e le calornie che pareva le volessino spezzà in briciolini; con le mure a sinistra, passate le cime alla metà delle balumine, si stava lì lì per infilà diritto, quando - mi si rizzano i capelli come anc'ora - si sentì uno scricchiolio sott'acqua; la paranza s'alzò fuori con la poppa, fece due o tre beccate e giù, di stianto, ner mulinello, proprio a venti braccia dalla punta del molo.
- «Drea e' su' òmini non si tennero, ebbero appena il tempo di tirarsi giù: Paolino spiccò il salto dalla mi' Stella e l'agguantò pe' capelli che già stava per èsse inrozzato sotto l'alberatura; Menico si tirò anco lui e l'agguantarono in due, quasi nel tempo di di' «Ave Maria»: lo salvarono, però, che proprio io non me n'accorsi nemmeno.
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Canale Assunta Canale Paolino Stella Menico Maria
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