Quando l'issarono in cuperta, Drea era più morto che vivo povero vecchio: - 'O figlioli - gridava; - m'avete salva la vita: Dio ve ne renda merito; e abbracciava Menico e Paolino e chiamava Celeste, la su' cocchina, Assunta, Nena: come Dio volle si calmò.
Alle 6 la tempesta s'era abbonacciata un pò; provai a mètte Stella in Canale, ma un colpo di vento me la stioccò sul molo e mi si perse lì proprio che èrimo quasi dentro casa!
Le donne del Molo si strappavano i capelli, urlando e piangendo e s'andiede tutti a casa; Drea mezzo cieco e disfatto, io avevo perduto il barco e tutto quel pò di robba che avevo che era lì drento. La povera Stella si vedde fuori dell'acqua col mozzicone dell'albero maestro e non si potè salvare neanche un'imbracciata di vela: che il vento l'aveva stracciate come carta. Drea, quando potè pensare a' casi suoi, la prima cosa che volle fa', fu di chiamarci tutti; le bimbe, i ragazzi, Nena, Annina; noi non ci si capiva nulla di tutto quell'armeggio perchè, a dir’ il vero, ce n'era volsuto anche a noi per rimettersi dallo spavento e po' anco per la perdita della Stella che m'aveva buttato nella miseria - perchè, si sa, gliel’ho già detto, noi, a Viareggio si campa su quelle povere tavole e la paranza è la nostra vita: la casa, il pane e tutto! Drea, che s'era buttato sul letto, quando ci vedde tutt'insieme, accese la pipa e disse:
- «Voi, Felice, v'ho voluto sempre bene perchè siamo cresciuti su su fino da bamboretti e s'andava a fa' pinugliori in Pineta e ci abbiamo ruzzato drento tanti mai anni: e 'n der fosso - ve n'ariordate? ci si tuffava come ranocchi senza paura di nulla.
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