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      Mi voleva lassà un monte di quattrini, ma io nun ne vòlsi piglià. Era diventato ricco ricco tanto mai forivia e pieno di ben di Dio con terre e case, ma gli ributtò la donna, e mi fece sapè che fuori della su' Celeste, nun ne volse conosce altre.
      - «Ora - e si voltò e guardare l'altro vecchietto che dipanava su la bilancia, fumando la pipetta zitto zitto - Ora noi due aspettiamo la Secca, quando vorrà vienì, in santa pace, a liberarci dar mondo infame....... mah...... che casi, eh signore, che disgrazie!....»
      Si passò la mano ruvida e rinficosecchita sugli occhi spenti orlati di rosso; s'alzò, e camminando curvo curvo verso l'altro vecchietto che spiava con fatica nella rete che veniva su cigolando e gocciolando e luccicava a' raggi di luna:
      - «C'ène er pescio, Drea? c'ène? Quanto ce n'è?
      Le stelle brillavano in cielo come gemme preziose; Cassiopea scintillava sulla Tambura. Che riso nel cielo, che tristezza sul mare....
      . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
     
     *

      * *
      Un'altra ricordanza degna di memoria è la pesca detta della sciabiga. Sono reti grandissime che una ventina di pescatori vanno, con delle piccole barchette a gettare a mare: poi allargandosi a cerchio e trascinata la rete verso terra, i pescatori saltano sulla spiaggia, tirano la rete prestamente e nel curvo seno del gran trabocchetto biancheggia saltellante un'immensa quantità di pesce, che in pochi minuti si sparge per Viareggio in cestelli e sporte.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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