Chi era quella giovinetta? come mai s'era mossa da sč per venirmi a consolare? Vi sono forse delle anime che si sentono, si cercano e si trovano?
Luisina.
Si chiamava Luisina: era figlia d'un ricco signore, medico di Viareggio che aveva un palazzotto sull'angolo occidentale di piazza Paolina. Io non l'aveva mai conosciuta, nč forse mai veduta; mi ricordavo sė, d'aver visto, di sera, in sull'imbrunire, camminare due ombre sulla spiaggia, o sul molo, la madre e la figlia, ma non sapevo chi fossero e l'avrei presa per un'inglesina delle tante che vengono a passar l'inverno in quelle tepide aure della costa viareggina.
Aveva la mia statura, ma fine e slanciata e magrolina; i capelli biondissimi e pių d'un biondo lucente color paglia; le sue chiome disciolte le volavano dietro le spalle e le scherzavano sul collo come delle onde d'oro, che ricacciava indietro con un movimento leggiadro del capo; aveva gli occhi castagni e lo sguardo dolcissimo come illuminati da una pace ineffabile; le labbra erano sottili e rosee; denti bianchissimi, ma un po' grossi; le dita lunghe, la mano calda, il portamento quanto mai flessuoso e nobile; vedendola camminare mi ricordava proprio il virgiliano:
Et vero incessu patuit Dea
Chi mi ridice quello che le dissi io nel nostro primo incontro? dove sono andate le dolci memorie di quell'istante pių rapido del baleno? Mi sono scusato e accusato; ho sentito vergogna e timore; le ho detto che io era un vile, e che non avevo diritto alla pietā delle anime gentili come la sua.
| |
Luisina Viareggio Paolina Dea
|