La sera del 6 Febbraio 1872, arrivava in Pisa e scendeva all'Hotel Minerva presso la stazione ferroviaria, un signore oramai quasi settantenne. Medio di statura, ossuto ed asciutto, aveva il volto pallido e più che pallido terreo, candidissimi i cappelli e la barba breve, gli occhi mobili, lucidi, neri. L'accompagnavano Pellegrino Rosselli e Giannetta Nathan-Rosselli e ne dissero il nome: Giorgio Brown, commerciante inglese. Era Giuseppe Mazzini. Il giorno dopo i Rosselli lo ospitarono nella loro casa posta in Via della Maddalena, N. 30, e gli assegnarono una camera del secondo piano, assai spaziosa e bene aereata, volta verso il levante. La casa, acquistata nel 1870, era stata da poco rimessa a nuovo. Offriva le comodità necessarie ad una modesta famiglia borghese.
Mazzini proveniva da Lugano, ancora esausto per la polmonite che lo aveva tenuto fra la vita e la morte. Il clima dolce di Pisa, col suo Arno che fluisce placido al mare, coi suoi aranceti che fanno il verno odoroso come un maggio, si sperava valesse a rinfrancarne l'esistenza affievolita.
«Ma, la tosse ostinata che lo tormentò anche nella notte nella quale rimase all'Hotel Minerva; via via si fece più spasmodica e affannosa.
Giuseppe Mazzini morente: Gli ultimi istanti.
Il giorno 7 Febbraio alle 10 di sera, fu chiamato il dottor Giovanni Rossini. I medicamenti lo risollevarono. Ma passò appena un mese in questa quiete.
Il giorno 7 Marzo il dott. Rossini accorreva di nuovo e le cure furono assidue, trepide, ansiose. Il giorno 8, alle 3 pomeridiane, veniva chiamato a consulto anche il prof.
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