Minati dell'Università. Poi tutti furon presi dallo scoraggiamento e dalla disperazione: Mazzini moriva.
E spirò il giorno 10 a un'ora e 32 minuti dopo mezzogiorno, tra le braccia della signora Giannetta Rosselli. L'agonia fu placida. Ecco come si trova perpetrato quel triste ricordo nei «Registri di morte» del Comune di Pisa, e come par cruda, indifferente, irriverente quasi, nella formula comune, la notizia che fu un grido e un singhiozzo per tutta Italia:
«N. 368. - Mazzini Giuseppe. - Li undici Marzo milleottocentosettantadue, a ore dieci antimeridiane, nel Palazzo del Comune di Pisa. Avanti di me avvocato Raffaello Papeschi segretario comunale, Ufficiale di Stato Civile delegato con atto del trenta Marzo milleottocentosessantasei, sono comparsi: Pellegrino (del fu Emanuele) anzi di Emanuele Rosselli di anni trentotto, negoziante, e Giorgio, di Agabito Giorgi, di anni ventisette, scritturale, residenti nel Comune, e m'hanno dichiarato che a ore due pomeridiane di ieri, in Pisa; nella casa posta in Via la Maddalena, al numero trentanove morì il Dottore Giuseppe Mazzini di anni sessantasette, letterato, nato a Genova, attualmente residente in Pisa, figlio dei furono Dottor Giacomo e Maria coniugi Mazzini. Il presente atto previa lettura è stato dai dichiaranti con me firmato».
L'autore dell'articolo ricorda che Paolo Gorini preparò il cadavere e iniziò l'imbalsamazione, terminata a Genova.
Chiusa in una cassa di piombo, posta in un altro feretro di legno, la salma del Grande rimase esposta nel salottino, a sinistra entrando, della casa Rosselli.
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