....Ohimè per sempreParto da te ! Mi si divide il core
In questo dir. Più non vedrò questi occhi,
Nè la tua voce udrò! Dimmi: ma priaDi lasciarmi in eterno, Elisa un bacio
Non vorrai tu donarmi? un bacio soloIn tutto il viver mio?
E un casto bacio m'ebbi dalla mia Luisina, dalla Luisina ideale dei miei più giovani anni; appena due mesi erano trascorsi da quando io l'aveva veduta la prima volta, e la perdevo, e per sempre....
CAPITOLO XVII.
Quell'angelo buono che m'aveva raccolto orfanello, protetto, amato come, e forse più d'un figlio; la mia povera nonna, tornata in Lucca s'ammalò, e l'idropisia la disfece in poche settimane. Negli ultimi giorni della sua gravissima malattia, sembrò aver perduta la dolce serenità austera che io le avevo sempre conosciuta; avvenne un caso di spensieratezza da parte mia che si disse ne affrettò la morte. Ma io non lo credo; erano ormai cresciute le acque alle estremità e in tanta copia, che le riempivano i confini del cuore. Ora avvenne (eravamo in decembre) che s'abbattè su Lucca una fortissima bufera e la città apparve in un attimo coperta di candidissimo e alto folto strato di bianca neve. I giovani si sa, sono amantissimi di folleggiare in mezzo alla candida farina caduta dal cielo; osservare dalle finestre di casa il lento cadere di grossi fiocchi di neve; vederle a poco a poco addensarsi su' tetti, e sulle strade, sulle piazze, e su' rami degli alberi; quel silenzio fioco o attutito da quella specie di fredda ovatta soffice e leggiera come la pelugine del cigno; fa nascere in chi la guarda, il desiderio grandissimo d'intrufolarcisi dentro, di pestarla, di fare alle pallate di neve.
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