Avevo trovato una brughiera nascosta entro boschi di castagni e di querci, e quivi, io restava, con gli stivaloni nell'acqua fino al ginocchio, in nascosto, senza respirare, aspettando le famose beccacce, grasso premio a chi sta all'aspetto e che lo ingrandisce agli occhi de' vicini e degli amici come se fosse un insuperabile Nembrod.
Che piacere alla prima beccaccia cader giù; l'attesa febbrile, il fruscio, che fa l'animale tra le frasche, il frullo a perpendicolo quando s'inalza; la stesa davanti.... il colpo, la gran botta cadendo!
E la lepre? Era tanto che m'aveva promesso il nonno di staccarmi il porto d'armi alla prima lepre che portassi a casa; che battevo la campagna con pertinacia degna di miglior causa. Una mattina, stanco di tanti giorni di batter campi e prode, fangacci e brughiere, m'ero buttato lo schioppo a tracolla e me ne ritornavo lemme lemme e a capo basso a casa guardando dinanzi a me più per abitudine che altro; la mattina era fredda; ma chiara; gli alberi, già quasi pelati, mostravano gli stecchi bianchi coperti di brina, e un vapor sottile e diafano velava tutta la stupenda valle dell'Altopascio, e io sognavo di Castruccio Castracani, d'Uguccione della Faggiola e le famose faide toscane del dugento, quando, alzando gli occhi sulla strada bianca bianca - è o non è? mi balugina la forma d'un grosso gatto grigio, che fermo sur una proda, con due lunghe orecchie, seduto sulle zampe posteriori pareva mi guardasse per corbellarmi; aveva due occhietti vivi e fissi; riconosco, intravedo, intuisco, è, non è,... presto.
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