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      .. schioppo al braccio... sparo... la lepre dà un brinco, e se ne viene incontro a me saltarellando come niente fosse.
      Avevo fallito il tiro! Il fucile era a una canna sola; la lepre sgattajolò via lenta lenta e io rimasi con una stizza e un’impressione, così forte che stetti varj giorni senza voler più toccare il fucile.
      - «Povero cacciatore in erba» mi diceva celiando il nonno - «Povero Nembrod... in settantaquattresimo - va' va' non sarai tu che ci farai assaggiar la lepre in salmì». - E io battevo la campagna e m'arrovellavo, riprendendomela un pò con me stesso, e un poco, con lo schioppo; una mattina, vicino alla Pieve, trovo un villico con un bellissimo leprotto attaccato a uno spago che se lo portava trionfalmente a casa: - Galantuomo, me lo vendete?» - «O che lo vol davvero comprare signorì? mi vol daie du' gavurrini perchè è lei, gnene do». - Vennero i cavurrini e dì lì a tre ore una famosa lepre, cacciata con le mie stesse mani, faceva entrata nella dispensa del nonno. Mi pareva d'essere chi sa chi. Non credete che la maggior parte de' cacciatori facciano lo stesso?
      Una delle cacce più belle e interessanti in Toscana, è l'aspetto ai fringuelli quando s'adunano, al tramonto del sole, per andare a letto. Ve li vedete venire a stormi a stormi, (se vi nascondete dietro un tronco d'albero grosso) a tornar e si posano di colpo in su le rame e poi (cantano tutti come se fossero cicale), salutano il tramonto e il sole che se ne va.
      Se ne possono far cadere a ventine usando un'astuzia nota ai nostri cacciatori, che è quella di simulare il chiò, chiò della civetta; appoggiando il fucile sul braccio sinistro, e tenendo la mano al grilletto, si mira nel folto degli alberi, si mettono le labbra sul dorso della mano e si fa il suono stridulo della civetta: i fringuelli svolazzano, curiosi, entro le alte cupole degli alberi; par che vengano a sfidarci e burlarci; allora prendendoli di mira nel più folto dello sciame, lasciate andare la botta; ve ne cadono ai piedi quanti ne volete.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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