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      Non vale la pena di far comparazioni: il verismo, il naturalismo, sono cose egregie e necessarie ed è bene che sia così; ma sento e credo e ne ho la convinzione (il lettore sa che sono un uomo spregiudicato, libero pensatore, ateo) che come si leggeva a' miei tempi, oggi non si legge più. Chi trova p. e. oggi i Promessi Sposi, Paolo e Virginia il Marco Visconti, il Prati, il Carcano, il De Marchi, il Dickens, il Walter Scott? nelle mani della gioventù? Anche i migliori libri italiani odierni, puzzano di scuola francese lontano un miglio!
      Una sera, saranno state le 9, chiuso tranquillamente nel mio sgabuzzino, o libreria, o studio, o camera da letto; come volete: studiavo sul Cantoni la teoria de' terremoti: tenevo la candela vicina a me e attaccata colla sua stessa cera che avevo sgocciolato sur una specie di tavola, quando mi parve di veder venirmi incontro la libreria che mi stava dinanzi; la candela si stacca e spegnendosi a un tratto, mi vedo ravvolto da cupe tenebre; allo smorto guizzar del fioco lumicino del lucignolo, vedo di nuovo la libreria chinarsi verso di me, tanto chè allungo il braccio e la mano per sorreggerla. Durante questo attimo di tempo, un rumor lontano indefinibile, come fa quando si sente uno scoppio in una vasta campagna, mi colpisce gli orecchi. È come un rombo sotterraneo e cupo, ma generale; mi parve che la terra s'aprisse e che gettasse urla dal suo ventre mostruoso: uno scricchiolio vicino di travi; uno scotimento rapido, solenne, spaventoso di tutta la casa, e nella oscurità della notte che stava su tutte le cose, come una voce cupa, sorda d'una grande e spaventosa bestia che gridasse alle genti della terra: - «Eccomi, sono io, la Morte di tutti; preparatevi». Sentii la seggiola traballarmi sotto, m'afferro all'orlo della tavola, sto lì un mezzo minuto, quando a un tratto di giù dalla saletta ove stavano a giocar le vecchie, Fanny, Nando, un grido acuto ruppe il silenzio della villa; carpon carponi, senza lume inciampando fra pali e travi, arrivo alla scala e scendo a precipizio in mezzo alle spaventatissime donne: una è svenuta, questa piange, quella è inginocchiata e dice il rosario:... non sapendo cosa fare, vo alla credenza, l'apro, trovo del pane e del prosciutto e mi metto a mangiare tranquillamente.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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