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      Quel galantuomo se n'ebbe a male; non ci fu verso di farglielo prendere; Fanny si raccomandava: - «Fatelo per le vostre creature; teneteli per amor di Giulio»: nulla.
      Il poveraccio era un vero galantuomo. E così ce ne tornammo alla villa tutti contenti: «Gli ci farò dei vestitini ai ragazzi; - mi disse Fanny - e così li avrà lo stesso: ma Pericle è un benedetto uomo....».
      E che uomo era Pericle si vide l'ultimo giorno che stette da noi: eravamo seduti verso l'imbrunire sulle spallette d'un ponticello che dava accesso al vialone di villa Bottini; quando capitò a passar di lì un monello con un sacco in sulle spalle; lo zoticone passa e dice: - «Felice sera signorìa;» - (mio padre) - «Ohè, dove vai?» - «A casa, signoria» - (risponde sorridendo l'infelice) - «Tieni» - fa mio padre - «portaci anche questo» - (e giù un ceffone) - poi: - e quando passi davanti alle persone per bene, cavati il cappello». Il poveraccio, rosso e con gli occhi rossi, si china a raccattar la berretta e via, come se avesse incontrato il diavolo. Noi rimanemmo senza fiato. Quella era la sua bravura!
      Il giorno dopo partì Pericle: l'abbracciai, m'abbracciò; non feci una lacrima; mi sentivo un gelo al cuore che non mi sapevo spiegare..... lo vidi montare in bagherrino col nonno... salutare da lontano col fazzoletto.... alcuni risposero.... io rimasi impietrito.
      Da quel giorno non lo rividi più; è morto, da pochi anni, e ne' quaranta che seguirono a questo fatto, poche e rare notizie n'ebbi.
      Povero babbo, povero figlio.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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