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      ... sottratta alle forze vive del popolo non solo, ma aumentata dalla paralizzazione del lavoro che grandi masse d'uomini non possono sviluppare, forzati come sono agli ozi delle caserme e agli orrori delle battaglie.
      Non intendo parlar delle guerre di libertà e d'indipendenza per la redenzione dei popoli schiavi; intendo specificare i mali perenni che stanno sopra il collo delle nazioni, come il giogo sul collo del bue. Un popolo schiavo deve ribellarsi: deve fare la rivoluzione: deve affrancarsi: deve combattere: deve saper morire - se occorre -; l'Italia ha pagine così luminose nella Storia a noi vicina del suo Risorgimento, che niun'altra può, certo, anteporlesi al confronto.
      Centinaja e centinaja di màrtiri, da Silvio Pellico a Luigi Settembrini, da i martiri di Belfiore a quelli di Sapri; dai fratelli Bandiera a Rosalino Pilo; dalle gloriose ribellioni delle cinque giornate alla rivoluzione di Palermo; da San Fermo a Calatafimi, ad Aspromonte, a Mentana gloriosissima sconfitta che fu una vittoria dell'onore latino, dell'onore italiano; l'Italia può ripetere a vanto suo nell'eternità della storia, luminose e inestimabili rivoluzioni che le riaffermarono subito quel primato che per giustizia le compete.
      Ma qui si ferma il filosofo; qui si ferma l'analisi; qui si getta la base della storia nuova del futuro: l'abolizione, la soppressione radicale degli eserciti, l'utilizzazione immediata delle masse straordinarie di giovani nel fior della vita; l'utilizzazione maravigliosa di miliardi d'uomini in lavori di grandissima e principale necessità come costruzione di porti, di ponti, di strade, di scuole.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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