Si fece un gran parlare in casa di questo atto crudele del nonno (misteriosamente però e sempre quando s'era sicuri che nessun sentisse) meravigliati, perchè Policarpo amava, anzi idolatrava la figlia; Fanny s'ammalò, poi si riebbe.... «Tout passe, tout lasse, tout casse» dicono i Francesi, e così anche per lei passò rimanendole nella ferita la punta dello stiletto, ben profondo e invisibile, come avviene sempre di tutti i dolori.
Si presentò, dopo un pezzo, Nando, (era telegrafista alla Ferrovia); piacque a Policarpo; in quattro e quattr'otto fu combinato il malaugurato matrimonio e si sposarono e partirono e tornarono dopo dieci giorni e io rividi Fanny cambiata dal giorno alla notte: tanto dev'essere crudele il sacrificio del primo fiore con un essere che non si ama, o per il quale si senta un'invincibile avversione. Fu la zia Fanny donna onesta e moglie esemplare; lui morì ott'anni dopo pazzo furioso da doverlo serrare nella camicia di forza: negli ultimi giorni del male seppi che arrivò perfino a lanciarle contro i propri escrementi. Povero fiorellino sacrificato! Non ho forse ragione di ripeterlo a costo d'esser prolisso? Non sono i genitori la causa del bene e del male de' propri figli?
Ma ritorno alla mia narrazione.
Nando mi condusse a casa dello zio Azzolino, in via Cerretani N. 1, un palazzone antichissimo, con certe muraglie così grosse da avervi potuto scavar dentro la scala; si diceva che n'era autore Giotto, che aveva pure creato quelli degli Strozzi e dei Martelli.
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