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      - E feci progetto di cambiar presto d'uomini e di lavoro.
      M'era compagno - un lombardo: alto, grande, biondo, calvo, ravvolto in un soprabitone nero o zimarrone che aveva la pretesa di voler parer un soprabito, a larghe falde che gli svolazzavano intorno: camminava impettito, con un far soldatesco e imponente; la cadenza del passo la riconoscevo fin dal suo primo calpestare i gradini dello scalone; risonava il tacco delle sue scarpone come un martello pesante battuto sul ferro, e io lo temevo, non so perchè: forse perchè mi gridava sempre e criticava i miei 3 e i 5, i 7 e i 9 nelle laberintiche colonne del Libro della Spesa; anche lui, un eroe: aveva fatto la campagna del '59 in cavalleria, ne aveva infilzati - a sentir lui - un centinaio, diceva che i capelli li aveva perduti per portar l'elmo: il gran sole, il gran caldo, e mille altre eroiche imprese, delle quali io non dubitava punto, che l'avevano ridotto così, e nel dirlo, si passava le dita grasse come salsiccie nelle poche ciocche rade che gli restavano ancora sulla zucca pelata. Si chiamava Leopoldo Bignami: si dava l'aria di letterato: mi leggeva, fino a morir di noja di sonno e di fastidio, certe sue novellerie che, credo, pubblicassero alcuni giornalucoli milanesi nelle loro appendici. Naturalmente io era per lui l'asinello di Buridano: mi dava altezzosamente del tu; si faceva spolverare la zimarra quando finivamo il servizio; mi raccontava le sue innumerevoli gesta e, talvolta, mi faceva l'onore di mandarmi dal tabaccajo a comprargli cinque centesimi di spuntature.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





Libro Spesa Leopoldo Bignami Buridano