Il bravissimo Artimini, com'ho già detto, era meco amantissimo di esperimenti di elettricità: or avvenne appunto, in uno di codesti famosi esperimenti, che io mi produssi una bruciatura tanto grave che avrebbe potuto produrmi il tetano, come disse il medico che mi curò.
Approffittando un giorno (era domenica) che in casa nel dopo pranzo non c'era restato nessuno, pensai, che quello era il momento propizio per mettere ad effetto il mio proponimento. Volevo costruire una gran macchina elettrica a disco, ma non di vetro: pesate le proporzioni di guttaperca, zolfo, colofonia, trementina, cera ecc., che dovevano andare nella forma (un piatto grandissimo di metallo che poi dovevo, freddata la miscela, scotere sur un marmo), le introdussi, poco a poco, in un pentolone e accesi il fuoco. Si strusse presto tutto codesto materiale, e allegro e contento lo verso nel disco sul camino; però il recipiente non stava bene orizzontale e la pappa che bolliva ignivoma e ardente, sbrodolava da una parte; che fare? pensai di prendere delicatamente il gran piatto e di portarlo sulla tavola di cucina, in mezzo alla stanza; lo sollevo piano piano e m'avvio verso la tavola: non so come, appena fatto il primo passo, mi viene questo pensiero: - Pover a me se mi si rovesciasse sulle mani! - non l'ho finito di pensare che il piatto mi si inclina davanti rovesciandomi buona parte della broda ardente sulle mani e dentro le maniche; io dalla paura di perdere tutto l'ingrediente che m'era costato denaro e fatica, non lasciai andare, ma corsi, come meglio potei, e con le mani e le braccia in fiamme, alla tavola; ci butto sopra il disco e non sapendo che rimedio prendere; corro verso l'acquaio: costì c'era il catino pieno d'acqua dove la Marietta lavava i piatti e le altre stoviglie: ci ficco le mani spasimando!
| |
Artimini Marietta
|