E quante volte ripenso a codesto terribile, inaspettato, fulmineo avvenimento; e rivado indietro indietro a quei giorni, a quegli anni, a quelle persone che si trovarono meco a tessere l'invisibile tela della mia esistenza; mi maraviglio che, appunto per un caso così lieve e meschino, ne andasse di mezzo la felicità di molte persone e il mio avvenire; e che ne originasse poi quella tragedia fatale da cui dipesero tanti e poi tanti mali dipendenti da un passo falso che non ho potuto mai più giustificare negli anni che seguirono, per tutte le conseguenze funeste che quello originò e trasse inevitabilmente con sè.
CAPITOLO XXI.
L'indomani, il medico mi fasciò le mani in una montagna di cotone, m'applicò due fasce nere a tracolla e la gioventù fece il resto: dico, guarii, dopo un mese di fastidioso portar le mani nelle bandelle: non potevo nè mangiare nè levarmi i panni, nè voltare i fogli dei libri, e questo più d'ogni altra cosa mi teneva mortificato.
Un giorno entrò la zia nel mio studiolo e mi dice tutta ridente:
- È arrivata Virginia da Siena: (una sua nipote domiciliata colà) ti vuol conoscere; ha saputo della tua disgrazia e vuol sapere tante cose dei tuoi studi, della tua passione a' libri: dunque non far lo scontroso, non essere un rospo; con gentilezza, preparati a riceverla bene.
Avevo veduto una volta sola Virginia alcuni anni avanti e a dire il vero non m'aveva fatto maggior impressione di quella che fa ordinariamente, una bella figliola, in sul fiorir de' quindici anni.
Ero rimasto indifferente e l'avevo dimenticata presto.
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Virginia Siena Virginia
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