Gli occhi aveva castagni, grandi e soavi, con profondi sguardi; pareva che fissandosi nei vostri, scrutassero nel profondo dell'anima i pensieri più reconditi: essi mi accompagnarono per tutta la vita, e anche oggi, che settant'anni han versato il loro gelo sull'anima mia e sul mio corpo, quello sguardo vellutato e profondo, risplende a me dinanzi come il raggio della lontana Denebola.
Seduta a me dinanzi, mise, impronta, le belle mani entro i miei libri, afferrò le mie povere carte, le volle leggere; rideva della mia timidità, dell'inesperto tremito che avevo addosso, scòrse il volume delle poesie del divino di Recanati, gettò un piccolo grido, l'afferrò, cercò Consalvo e mi disse: - leggimelo!
Io sapevo a memoria quel canto dell'amore morente: Avevo bagnato di amarissime lacrime quel grido di dolore inconsolabile che mi faceva rabbrividire, ogni volta che io lo rileggevo e glielo declamai con furore: impallidiva, la bella, e guardandomi negli occhi, sembrava voler penetrare col suo caldo sguardo entro il mio cuore:
Giunto ai versi:
. . . . . Oimè per sempreParto da te! Mi si divide il core
In questo dir. Più non vedrò quegli occhi,
Nè la tua voce udrò! Dimmi: ma priaDi lasciarmi in eterno, Elvira, un bacio
Non vorrai tu donarmi? un bacio soloIn tutto il viver mio?....
s'accostò col petto al tavolino e le morirono le rose sulle labbra...
Oh! sogni della giovinezza; ameni inganni de' primi dolori della febbre d'amore; vita, morte, stelle, umanità, tornate a me; un breve istante, riscaldate, come allora, questo cuore di gelo; fate che io risenta quell'emozioni divine che erano, e che furono, il paradiso della vita, della gioventù, della speranza.
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Denebola Recanati Consalvo Avevo Elvira
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