Ma qual non fu il mio dolore e il disappunto nel ricevere la risposta che mi diceva non aver diritto alle cento lire che erano solamente destinate ai correntisti esterni.
Questo però non stava scritto nella circolare, e io sentii subito raffreddati assai i miei entusiasmi: non sapevo ancora con chi avrei avuto a che fare; non sapevo che anima nera e ipocrita covasse il B.... vero tizzon d'inferno; non sapevo che costui era il vero ritratto del gesuita a cui si poteva applicar, senz'ingiustizia davvero, la celebre ottava dell'Ariosto:
Aveva piacevol viso, animo onesto,
Un umil volger d'occhi, un andar grave,
Un parlar sì benigno e sì modesto,
Che parea Grabriel che dicesse Ave!
Era brutto e deforme in tutto il resto;
Ma nascondea quelle fattezze praveCon lùngo abito e largo, e, sotto quello,
Attossicato avea sempre il coltello!
Mi consolai di quella jattura, con una lettera tutt'affetto (non era divampato ancora l'incendio palese) rispondendo a quella che Virginia m'aveva mandato col ritratto, da me chiestole con insistenza, e con tant'espressioni d'amicizia.
Era lei; quello era il suo viso; quella era la sua persona; ma le mie labbra invano cercavano il calore dell'anima sua sulla sua muta bocca e su quegli occhi di fuoco, fissi, silenziosi, che pur mi seguivano, in sogno, inquieti, affascinatori: io ponevo quell'imagine dinanzi alla luce e poi m'allontanavo di qua, di là, nella mia solitaria cameruccia, e mi sembrava (dolce illusione degli anni!), mi sembrava, dico, ch'essa si staccasse, adagio adagio, dal fondo della sua prigione di carta; che mi seguisse, che mi cercasse; tanta era la magìa delle sue pupille magnetiche, che, anco insensibili, morte, parevano crear raggi di luce arcana, da un altro mondo.
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Ariosto Grabriel Ave Virginia
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