Cerca, ma invano, di riafferrar le pallide linee degli edifizi, delle persone care, le voci, le parvenze, gl'istanti.... fuggirono!.... e null'altro rimase al sogno, che la ineludibile certezza d'una visione, di un'ombra che svanì, fra le mutabili ombre affannose dell'esistenza.
Tale Siena a me, per sempre.
Intanto la nostra passione cresceva con intensità: non era più l'amore con le sue dolci pene, la soave ebbrezza di due cuori amanti che cercano la loro felicità in una unione nella quale lotta, sì, il sentimento, ma in cui la ragione rimane ancora tanto grande e tanto potente, da permettere un giudizio sereno della vita. Il furore delle nostre anime non conosceva più ritegno; sarebbe stata per noi indifferente la vita, in quei giorni così dolorosamente felici, se un caso, una necessità, un'imprudenza, ci avesse traditi. La fortuna, io credo, la sola fortuna che vigila sempre sui giovani, ci salvò ambedue da gravi, terribili, irremediabili conseguenze.
Trascuravo i miei doveri con astuzie sopraffine per passar la giornata sotto le sue finestre, o contemplarla da lontano appostato dietro un angolo della strada. Lei abitava in Porta Camallia, e io pure m'ero scelto un alloggio in quelle vicinanze, ma fuori, verso la campagna. La notte, il giorno, non vivevo che per lei e con lei: essa m'apriva nelle ore avanzate della notte l'usciolino dell'orto, e ravvolta in un accappatoio celeste, co' bei capelli sparsi sulle formose spalle, andavamo tremanti a nasconderci nella serra dei fiori, e vi trascorrevamo il resto della notte.
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Siena Porta Camallia
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