Ahi Nerina! In cor mi regnaL'antico amor. Se a feste anco talvolta,
Se a radunanze io movo, in fra me stessoDico: o Nerina, a radunanze, a feste
Tu non ti acconci pił, tu pił non movi,
Se torna maggio, e ramoscelli e suoniVan gli amanti recando alle fanciulle,
Dico: Nerina mia, per te non tornaPrimavera giammai, non torna amore.
Ogni giorno sereno, ogni fioritaPiaggia ch'io miro, ogni goder ch'io sento
Dico: Nerina ognor pił non gode; i campiL'aria non mira. Ahi tu passasti, eterno
Sospiro mio: passasti; e fia compagnaD'ogni mio vago immaginar, di tutti
I miei teneri sensi, i tristi e cariMoti del cor, la rimembranza acerba.»
Ed io avvizzivo, ed essa si consumava: un giorno - che la passione ci tormentava col fuoco inestinguibile che la natura accende, irresistibile e ci pareva ormai insopportabile, mi disse: - Giulio, portami via da questa casa maledetta: toglimi a queste pene che mi lacerano; poniamo fine alle nostre sofferenze morali; fuggiamo..
Un'altra volta, a Firenze, m'aveva scritto una lettera piena di fuoco proponendomi di rapirla a' suoi tormenti: voleva che io le mandassi un vestito da monaca e che travestiti ambedue fuggissimo a Venezia,... sulla laguna, - mi diceva in un delirio di frasi - e come Byron, mi condurrai in gondola, sotto il cielo costellato di gemme luminose e trascorreremo la vita in un sogno eterno... Ma io povero impiegatuccio con sessanta lire al mese, sentivo tutta l'inanitą de suoi desideri e risposi una lettera che fu per essa - come mi scrisse subito - una condanna a morte!
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