Disperando ormai di ricever mai più lettere di Virginia, chiesi d'allontanarmi dalla Toscana, e fui destinato alla Maremma, poi a San Germano Cassino, indi nel Napoletano.
Parlerò prima di Orbetello. Mi sentii tutto contento di questo trasloco in un orrido luogo Maremmano. Vi sono le terribili febbri, le perniciose: ebbene finirò questa vita; dal momento che è finito per me, mi verrà una buona febbre fulminea a portarmi via e terminerò questa vita che non ha avuto mai, per me, un giorno di pace.
Il cervello dei giovani è un vulcano in perpetua ebollizione; insieme all'amore, s'accompagna il ditirambo e l'elegia. Qual è quello dei giovani (intendo dei giovani sognatori, mezzo poeti, mezzo pensatori) che, almeno un paio di volte in vita sua non si sia composto da se stesso il proprio epitaffio?
E io composi il mio, in previsione di una bella morte, in cui mi vedevo, disteso in una bara di faggio bianco, e tutt'attorno in pianto la mia gente: e dietro, nel mezzo di alcune donne afflitte e meste, Virginia, tutta in pianto, con un gran velo nero che le spazzava davanti la strada, Virginia sorretta dalle amiche buttandosi via dal gran dolore! E l'epitaffio maccheronico che mi composi diceva:
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QUI DORMEL'OMBRA DI GIULIO PANE
AHI! TROPPO PRESTO ALL'AMORE DE' SUOI RAPITOE ALL'ADORAZIONE
DI UN PERCOSSO SPIRITOSCESE SOTTERRA NE' VERD'ANNI SUOI
NEI CAMPIDI
FLEGIAASPETTA L'OMBRA DELLA MESTA DIDONE
DI LUI, NON REO,
AMMALIATRICE - ACCUSATRICE - REDENTRICE
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C'era tutto; l'epopea e l'elegia, e la tragedia e la farsa non mancava.
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