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      Ma, o che il davanzale fosse troppo stretto, o che li spigoli delle impannate urtassero nel grosso pancione corpulento del recipiente..... (ridete?)
      Qual masso che dal verticeDi lunga erta montana
      Abbandonato all'impetoDi romorosa frana,
      Per lo scheggiato callePrecipitando a valle,
      Batte sul fondo e sta;....
      così, e non in altra maniera, capitombolò il non fragrante turibolo dalla finestra della mia camerina.
      Mi si rizzano i capelli a ripensarvi!
      Era il più bel chiaro di luna; l'aria tepida e tranquilla portava all'orecchio il flebile ritornello del Chù, e lo stizzoso «Cuccu-mio» - «Cuccu-mio» «Cuccu-mio» delle civette che, incuriosite dal chiarore della candela riflesso sulla parete bianca della casa di fronte, svolazzavano anche contro i vetri della mia finestrina; non si sentiva uno zitto; la Natura dormiva; e dormivano gli uomini e le bestie, meno alcuni gatti in amore, che si laceravano fraternamente su' tetti. Riapro le imposte, ficco gli occhi nel vuoto sottostante,.... Numi del cielo!... al chiaro della luna, che pareva di giorno, scorgo un torrente di lava nero che corre giù dalla mia finestra fino al marciapiede!
      - Sono rovinato! - Ohimè, - penso tra me e me; - domattina cosa gli dirò al padron mio riverito? - Come scuserò questo malanno che gli ho portato a casa sua, e più di tutto come mi salverò dalle risate e da' motteggi degli sfaccendati e de' buon temponi che bazzicano qui dalle sette della mattina al tocco dopo mezzanotte, come se non avessero nient'altro da fare che parlar delle corna de' vicini e delle belle figliocce orbetellane, dal barbiere, lì allo svolto?


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





Natura