L'idea che dovessi incorrere nel pericolo d'andar per le bocche degli avventori oziosi e sperticati di Beppe Fiorelli, il barbitonsore della piazzetta; quel bel tipo grasso, rubicondo, tutto trippa, con quel viso di scansafatiche pronto a' motti di spirito e a mettere in burletta e in croce il prossimo senza pietà mi mise il terrore addosso. Stò costì dinoccolato a riflettere, mogio mogio, a' casi miei; ma un pensiero più forte di tutti mi viene a togliere d'esitazione: agguanto la valigia; vi stiaffo dentro le poche robucce che avevo, le spazzole, i pettini, il sapone e via.... apro adagio adagio l'uscio; con un mozzicon di candela scendo le scale; alzo il saliscendi della porta di casa, mi trovo - se Dio vuole - sul marciapiede: dò uno sguardo esterrefatto alla gora piovuta dal cielo e via come un ladro.... a rottadicollo, attraverso l'istimo dello stagno, il vialone, la campagna brutta e silenziosa e non mi fermo che alla stazione, dove al mio compagno ch'era di notte, racconto in gran segreto, il terribile incidente. Rise Saccomani, risi anch'io: mi promette di rimediare, l'indomani, e, gettandomi col cappotto addosso, su quattro sedie, nella beata incoscienza de' miei anni, ci schiacciavo su un pisolino.
Non mi sono mai più trovato in situazioni così disastrose e delicate come quella d'Orbetello; da allora in poi, dopo i primi convenevoli, mi sono sempre affrettato a domandare agli osti e albergatori, qual'era la retta più breve fra questi due punti distanti: la camera da letto, e.... indovinatelo voi.
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