Il fatto fu più semplice di quel che credettero; c'era un contatto di fili sulla linea telegrafica, e il buon uomo che - zelantissimo pe 'l servizio - anche troppo -; per vedere se lo scorgeva (era notte profonda) si spenzolò troppo in fuori, tanto da investire col capo (correndo il treno con grandissima velocità) contro lo spigolo dell'arco.
Gli volevo molto bene, povero Gigi; e quantunque non mi avesse mai corrisposto con lo stesso affetto, con cui lo avevo sempre trattato: versai una lacrima pietosa sulla fine infelice e terribile dell'antico compagno d'ufficio.
Non mi stancherò mai di dirlo: giovani - siate sempre pronti a corrispondere con affetto pari, l'affetto l'interesse che qualcuno più giovane di voi vi dimostra; l'egoismo, fra tutte le cattive proprietà di un temperamento è il peggiore: li egoisti che vogliono tutto per sè e non restituiscono mai; almeno in gratitudine e riconoscenza una dramma della sensibilità affettuosa degli amici risultano i peggiori figuri della famiglia umana.
Avevo aperto all'amico viareggino tutto il mio povero cuore sensibile e leale: egli vi spiò entro i più gentili scatti e ne approfittò: denaro, favori, tutto fu per lui, niente per me; e oggi, nello scrivere questo, mi trema la penna, perchè vedo la figura di un amico che amavo, stringersi e scomparire nella folla dei volgari, senza che possa farne diversamente.
Un altro bel tipo, anche quello compagno d'ufficio, era Ettore Gherarducci: figlio d'un sigarajo, ricco, con un viso di prepotente e con gli occhi tagliati a mandorla, costui s'era messo in capo di viver di prepotenza con tutti; veniva a dar la muta sempre in ritardo; se n'andava dieci, quindici minuti prima; nascondeva i telegrammi per farti punire; sparlava dietro le spalle; insomma era una ipocrita canaglia che bisognava mettere al posto, e toccò a me a farlo disgraziatamente con le cattive.
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Gigi Ettore Gherarducci
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