Il nostro ufficio telegrafico era portato per esempio, di bellezza e pulizia: appena arrivato in quell'ufficio, così per divertimento, mi misi a pulir le macchine una a una, e le ridussi che parevano specchi; insinuai al Cap'ufficio, che ugualmente dovessero fare tutti gli altri colleghi e così fu fatto con un ordine da lui firmato. Presto circolò la voce che l'Ufficio di Livorno era l'ufficio modello, e venivano a vederlo anche i telegrafisti governativi e altri colleghi di Pisa, di Grosseto e di Livorno.
Ora racconterò un fatto che dimostrerà al lettore due cose: la prima, che quando si nasce sfortunati, per quanto si faccia, non se n'avvia mai una; la seconda, che non bisogna mai rivelar niente a nessuno di quello che si fa, e anzi bisogna (come soleva dirmi sempre Virginia) serrare i propri pensieri in un bocciolino col tappo smerigliato; quello in un altro bocciolino più grande, e così via via in sette boccette, tutte di cristallo fortissimo col suo bravo tappo smerigliato affinchè non vi fosse pericolo di veder trapelar di fuori neppure un atomo del contenuto; perchè l'uomo è cattivo, ladro, traditore e spia. E che aveva ragione, lo dimostrerò or'ora.
Ho già detto che a que' tempi guadagnavo, a malapena da viver di minestra e lesso: a cosa potessero bastare due lire e mezzo per un giovine che entrava nella vita allora, è facile immaginarselo. Le camere costavano care; dunque, bisognava trovare il modo di poter farne a meno: per un pò di tempo, a stagione calda, me n'andavo a dormire nelle vetture di prima e di seconda classe (se c'erano) e in quelle di terza classe situate sempre in binario morto per la formazione dei treni del mattino; ma poi, col rinfrescar della stagione, bisognò scegliere un domicilio meno esposto all'aria.
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