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      Naturalmente promettevo di sì, ma in cuore dicevo: - Furbo te e furbo io; ipocrita sei, e sciocco non sono, ma co' preti... alla larga!
      Ora mi conviene fare una digressione, se vi pare, e se non vi pare la fò lo stesso: non ve n'abbiate a male, e saltate a pie' pari tutto lo sproloquio, se credete; ma m'è saltato il ticchio di sfilosofeggiare un pò a modo mio e bisogna che filosofeggi se no scoppio.
      Io non dico - dunque - che il vecchio canonico in calzoni cav. Gabbriello non avesse ragione; perchè chi se ne sta a sè, con la politica; chi va alla messa la domenica; chi non s'impanca a libero pensatore; chi non dà a dividere d'avere in uggia l'attuale società di ladri di spie e di birri; chi ajuta a rubare; chi fa l'occhiolino tenero a tutti gl'ipocriti e camorristi e mafiosi del beato italo regno; chi tiene in casa sua e accende il lume a i ritratti del re, della regina, e delle principessine; chi si prosterna davanti al dio dindo; insomma chi riverisce, adora e difende tutto quest'impasto di sterco, di fango, e di corruzione che si chiama la terza Italia; se non fa fortuna subito, la farà col tempo e arriverà a mettersi sul bavero del vestito la croce di Cavaliere, la commenda dei ladri, con la falsa etichetta di galantuomo.
      Ma io non ero di codesta stoffa: ne ho visti di amici e di colleghi strisciare e leccar le zampe d'Ispettori, Capi servizio, Cavalieri, Commendatori, e far di loro la spia; cercar di buttar giù te a forza di calunnie e bugie; insomma ne ho conosciuti a centinaia de' leccapiedi in Italia e fuori; ma massime in Italia; ma il mio santo protettore (e qui devo credere che fu l'ombra della mia buona mamma che mi girò sempre intorno ispirandomi l'onestà e la generosità) mi tenne sempre lontano da costoro ispirandomi sempre una repugnanza e uno schifo salutare e salvatore.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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