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      Per buona sorte, avevo, palpando, sentito un gran vôto da una parte della scala, come una porta che avessero murata, rendendola così inutile; mi ci ficco dentro e aspetto la gragnola. S'apre l'uscio, un braccio mette fuori la lucerna ad olio, un par di buffoni fanno capolino, sento uno sghignazzar confuso d'uomini e di donne; si rifà buio e tutto rientra nel silenzio tenebroso di quella notte dell'avventura. - Dopo mezzo minuto, chiotto chiotto, adagio adagio, trattenendo il respiro, me la svigno anch'io saltelloni. Cerca Fineschi di quì, cercalo di là: Fineschi è sparito. Lo trovai finalmente, a notte grossa, vicino a casa sua, e mi racconta, pieno di terrore che c'era mancato poco non si fosse fiaccato il collo.
      Gli fo coraggio, si va a ribere un poncino: e da quella sera in poi, non potevo mettergli gli occhi in viso senza dirgli:
      - Adelante, Pedro, con juicio - come Ferrer ne' Promessi Sposi all'impaziente cocchiere.
      Livorno - lo dico perchè è vero - era a quei tempi una città sui generis, nella quale si viveva bene, ma nella quale abbondava pure, una discreta dose di prepotenza, negli strati più vicini a quello della vera plebe; non passava giorno, che la cronaca cittadina non dovesse registrare qualche fattaccio di sangue perpetrato da giovinastri dell'infame plebaglia; sono ancora nella memoria di tutti, gli assassini di pacifici viandanti accaduti nelle ore notturne, e d'altri di violenza che non erano giustificati da nessun fatto antecedente, nè a vendette private, nè nulla: si uccidevano a coltellate persone attardate che rincasavano tardi; si bastonavano, s'inseguivano vecchi e ragazzi e la polizia non era capace di poter sorprendere i malfattori, perchè.... appunto chi commetteva i reati, si diceva che fossero i peggiori scagnozzi di p. s., ossia i ferri di bottega, come si chiamavano in città. - Difficilissimo, dunque, era passare un'ora tranquilla in un caffè, di notte; perchè, raramente, i non livornesi uscivano con la testa sana, se non si formavano in combriccole di sette o otto.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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