- Insomma bisognò bere e ribere nel bicchiere di tutti e a me che mi era sbollito, non parve vero che finisse così: si fece la pace con tutti, ordinammo altri ponci per noi e per loro e tutto finì con una stretta di mano generale; uscirono con noi e si stiede tutta la notte a berciare e a ridere come vecchi compagnoni.
E ora - dirà il lettore - la morale? la morale è questa: che alla gente di mare e di cuore piace sempre la gente ardita e di cuore e il livornese è fra tutti gli uomini d'Italia e d'altri paesi quello che più di tutti sente la forza morale della risoluzione e del coraggio - Neppur per idea mi passò nella mente che costoro m'avrebbero potuto disfare a cazzotti e struscinarmi come un ovo sotto i piedi; al paragon loro, io dovevo parere un povero tisichello tenuto su con gli stecchi.
Fu veramente fortuna che non ce ne fosse tra loro uno di Montenero o dell'Ardenza, che passavano per essere ignoranti e ferocissimi.
Piacque, dunque, il mio atto spontaneo; m'elevò al loro livello e tutto finì come una tempesta in un bicchier d'acqua. E poi: - Chi non vuol ballare, non vada alla festa, dice il proverbio.
Costì mi trovai in gran miseria; Livorno, per un giovine, che come me uscivo da una buona famiglia ricca e con tutti i comodi, presentava poche occasioni per fare economia: gli amici, qualche bimba, un paio di ribotte al mese, qualche partita di biliardo; qualche lira prestata agli amici che non pagavano mai, insomma lo stipendiolo, sfumava Come una rosea nuvoletta al vento e cominciavo a impillaccherarmi di debituoli.
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