Codesta dei debiti, nei giovani, credo che sia l'origine di tutti i peccati e di tutti i mali futuri della vita. Bastano le prime cinque lire di debito per rovinare l'avvenire d'un uomo.
Perchè? mi domanderete?
Il perchè è chiaro: il giovanetto che comincia a prendere in prestito, che non ha sentito il rossore salirgli alla fronte a dover dire all'amico: - Mi presti cinque lire? domani te le rendo, - è sicuro d'essersi saldato una catena di galeotto al piede: viene il domani, le cinque lire da rendersi non ci sono; eppure bisogna mostrarsi di parola:
Che si fa? se ce l'hai, impegni l'oriolo; se non hai orologio, sei costretto a ricorrere a un altro debito: gli altri tuoi amici son più poveri di te, e allora sei costretto chiedere poche lire che so io, alla padrona di casa, al capo-stazione, a un collega che a mala pena conoscerai.
Oh tormento indicibile e vergognoso: codesto tenor di vita, lentamente ma senza fallo, ti porta alla disperazione, all'invigliacchimento, al naufragio d'ogni tuo sentimento più delicato e più nobile.
Guai, - guai se incapperete, nel corso della vostra vita, nei debiti: tenetevi contenti magari alla miseria, se non avete da comperarvi il companatico, mangiate pan duro, una galletta secca, bevete acqua della fontanella della piazza pubblica, ma non v'insudiciate le mani e il carattere creandovi de' chiodi che sapete di non poter pagare. E dire che vi sono degli esseri che ci vivono dentro da un anno all'altro (avrò occasione di parlarne) e che hanno trascorso tutta la vita in mezzo a' rabbuffi, le mortificazioni, gli uscieri e i sequestri!
| |
|