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      Quante aurore e quanti magnifici crepuscoli ho veduti nel bel porto della mia Livorno; quante fantasime e quanti sogni mi sono portato poi con me dal mare al cielo, in quelli anni che tornai in mezzo alla società cittadina; ma se il mio cervello ne ritornò per gli anni a venire popolato di astri e di immagini purissime d'uomini sani, leali, virili, ribelli e indipendenti: ringrazio proprio il cielo che mi favorì così bene da farmi trascorrere un anno pieno di simpatiche scene e di ricordi adorabili, in Livorno.
      Fu costì, a Livorno, anzi proprio nel suo porto durante le mie solitarie escursioni e felicissime veglie passate sotto una bella e corpulenta nave americana, che mi proposi di vedere il mondo tutto e girarlo quant'è tondo. M'ero incaponito d'imparare la maggior parte delle lingue e compravo grammatiche e dizionari: costì mi venne in mente d'imparare anche la lingua portoghese, e mi ricordo, che trovai in una vecchia cantina di Via S>. Domenico un vecchio libraio ebreo piccolo e peloso come un brutto ragno, che mi vendè per mezza lira, il Navarino: cominciai con quella grammatica lo studio della bella ma difficile lingua Camoes, che avrei poi ripresa molt'anni dopo, nel 1880, sur una bellissima grammatica tedesca dell'Asteff che, per me, supera tutte le altre che ci sono nella vastissima serie dei libri glottologici, per imparar le lingue straniere.
      Posso dunque confessare qui, che fu in Livorno dove io fermai il chiodo per correre la terra; e la terra ho corso poi molt'anni.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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