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      M'invase una tristezza dolorosa, che non mi sapevo spiegare, e mi gettai a corpo perduto nel lavoro, per distrarmi.
      L'ufficio, era uno dei più importanti d'Italia: Foligno - si sa - è nel cuore del traffico del Middland italiano; la gran linea Roma Firenze, Roma Ancona s'incrociano costì con mille treni; era una baraonda infernale di convogli in arrivo e in partenza; s'incrociavano nel nostro piazzale, un pajo di mila treni al giorno fra viaggiatori, merci e facoltativi.
      Tutto si manovrava - a que' tempi - col telegrafo, quindi il nostro ufficio pareva un vulcano; eravamo (Fornasero Mecheri, Brandoni, Pane) in quattro telegrafisti, miseri e soli sopraffatti da un servizio spaventoso; non si conosceva orario; il telegrafista, che aveva fatto la notte e che, perciò avrebbe dovuto riposare comodamente tutto il giorno e la susseguente, doveva rientrare in servizio alle 2, per starvi fino alle 9, con un lavoro spasmodico, perchè nel dopo-pranzo, il traffico aumentava vertiginosamente per mille cagioni; le linee franavano tutti i giorni; tutte le notti restavano treni diretti omnibus intralciati co' merci bloccati sulle linee; bisognava mandar macchine di soccorso, personale per ristabilire comunicazioni telegrafiche interrotte, andar noi stessi col vagoncino dei sorveglianti quando i guarda-fili erano da un'altra parte: insomma quegli asinoni d'ispettori e di Capi-Servizio che dominavano su noi come carnefici, bestioni inetti, superbi e cattivi, ci strippavano di lavoro e ci tartassavano di multe.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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