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      Ci fu, è vero, chi riportò il fatto abbellito all'ispettore e infiorettato co' fronzoli più ipocriti e lojoleschi; ma per quella volta sfiorai alla lontana il Mod.° 25 (multe)!
      Una notte, saranno state le undici, me ne stavo, per un rarissimo caso di silenzio della macchina, seduto davanti a una specie di stufa vecchia e rotta dove ardevano pochi carboncelli spenti; quando sento aprir l'uscio e un viaggiatore giovine piccolo, tozzo, forte, robusto, con due baffetti neri, vestito di catana e ferrajolo, con stivali, una specie di bastoncello selvatico sotto il braccio, mi chiede per favore di scaldarsi un momento le mani.
      - Si figuri! Venga, venga pure. Mi stringe la mano, s'accomoda sulla sedia; gli offro mezzo sigaro ed eccoci come due vecchi amiconi, a parlar della neve e della cattiva stagione. Io accudisco al mio lavoro; lui si rinsacca nel ferrajolo, socchiude gli occhi, s'addormenta. Di quando in quando quattro parole, una frase educata, poi silenzio.
      Verso le tre del mattino, la guardia mi porta il mio solito caffè - dividiamo da buoni amici, beviamo, beve l'incognito viaggiatore, sto per mettere i soldi sul cabaré, ma l'uomo dal ferrajolo mi previene e: - Se mi permette - mi dice con un sorriso amabilissimo - mi faccia l'onore d'accettare per cortesia d'aver ricoverato un povero Cristiano. - Era così amabile l'offerta; brillava così spontanea e viva nei suoi occhi la riconoscenza; sentivo in me tanta simpatia per quel bravo giovinotto in quell'orrida notte di neve e di desolazione, che sarebbe stato un affronto, non accettare.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





Mod Cristiano