Alle quattro ricevo da Terni un telegramma urgentissimo, di Stato, diretto al Delegato della Stazione: - Bandito Mignozzetti deve trovarsi in codesto circondario: vigilare e sorprendere domicilio.
Chiamo la guardia e nel dirgli forte: al Delegato, m'accorgo che il mio omo si scote come se una corrente elettrica l'avesse toccato; esce la guardia, e non ho ancora fatto a tempo a voltarmi, che l'incognito mormorando un: - grazie, addio - ha infilato la porta svignandosela.
Chi m'avesse detto che quello lì era proprio il brigante Mignozzetti! Lo seppi poi il giorno, quando venni di spalla, che dappertutto si parlava della sua cattura avvenuta in casa dell'amante, che l'aveva tradito per un gruzzolo di pochi scudi! Trasecolammo, io e Ciucci, quando ricordando i discorsi di costui, potemmo arguire, mettendo insieme qui una frase stroncata, là una mezza invettiva contro i governi, spie e tiranni, che il nostro ospite era nientemeno proprio il terribile bandito, terrore delle campagne e dei signorotti di Terni, di Spoleto, di Perugia e di Narni che contava sulle mani sette od otto omicidii.
L'agguantarono - com'ho detto - in casa della druda; una bella donna che gli aprì la porta, gli gettò le braccia al collo come per nascondergli i gendarmi che si trovavano appostati dietro l'uscio; l'uomo vide brillare i revolvers, si giudicò colto al laccio, diventò una fiera: tentò scannare l'infame traditrice, ma non riuscì che a farle un leggero strappo al petto, perchè otto mani l'afferrarono e lo buttarono in terra: era un leone, il povero Mignozzetti; e fece quanto potè, col coltello o pugnale che fosse, per lasciare un ricordo eterno agli uomini della legge: condotto a Perugia, fu condannato, mi pare, a vita.
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