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      Io aveva poca esperienza allora, e poca n'ebbi, del mondo, anche poi disgraziatamente, fino quasi a che non ebbi raggiunto i cinquant'anni, perchè il temperamento, di cui la natura ha voluto farmi dono, è stato quello d'aver sempre una cieca fiducia negli uomini, di non crederli mai capaci di malfare, di ritenere, che ognuno nasce buono e perfetto e che, se talora erra o commette qualche reità, c'è trascinato dal destino.
      E così mi pareva che Mignozzetti fosse un innocente perseguitato; lo compatii; e lo piansi della sua condanna. Ma il casetto che avvenne a me, sentite povero scricciolo in mezzo a tanti mastini; sentite, giudicate e ditemi poi se non ho ragione di credere e di dire, che i banditi e i masnadieri, i briganti e gli assassini non sono veramente tra la gente che veste bene e che figura in mezzo alla società che nel viso, dagli atti, dalle melate parole spira la mansuetudine e l'onestà, per racchiudere poi in cuore il più nero e malizioso spirito d'un'ipocrisia studiata e pestifera.
      Una sera, nel dar la consegna al compagno che entrava a rilevarmi; dopo aver contato, ricontato e trovato in perfetta regola il denaro dei telegrammi privati spediti nella giornata; dò la chiavina del cassetto a Fornasero (un giovinottone lombardo alto, biondo, con due occhi celesti che parevano sempre in agguato dietro le lenti a molletta) e vado a vestirmi. Ritornando indietro mi fa:
      - Manca mezza lira.
      - Impossibile, - rispondo io diventando rosso, rosso, - li ho contati venti volte; ne sono sicuro.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





Mignozzetti Fornasero