Terminato l'asciolvere e le chiacchiere, il brav'uomo - sentendomi parlare dei miei studii prediletti - mi porta un telescopaccio tutto sgangherato perchè glie lo accomodassi.
- Vede - mi dice - con questo, li vedo venire.
Senza capire cosa vedeva venire, pulisco le lenti, le rimetto ai rispettivi fôchi e poi andiamo a una finestrucola da cui si vede, lontano lontano, tutta Foligno.
Indovinate chi era costui? Ve lo lascio trovare in cento volte. Nientemeno: il beccamorti! E io avevo mangiato le uova e le frutta del cimitero di Foligno!
Quando me n'accorsi, era tardi: e me n'accorsi perchè il brav'uomo, per provare il cannocchiale, mi volle portare su a un piano superiore, donde, affacciandomi alla finestra vidi sotto un gran campo sterrato pieno di croci nere e di lastroni bianchi.
Che avessi dovuto proprio tripudiare su' poveri morti, m'andava poco! pure convenne simulare; ringraziai l'ospite, rifiutai di scendere giù a vedere un'inumazione che mi ponderava con grandi parole, compiacendosi del suo onorato lavoro, e appena mi potei svincolare dalle sue strette me la svignai.
Su dalla finestrucola mi perseguiva la voce del vecchietto:
Ce torni, sor Giulio, ce venga; l'aspetto domenica; badi, ce venga, me n'avrei pe' male!....
Non pensare, vecchio mio (dicevo tra me); ci verrò anch'io, ma più tardi che potrò.
Questo fattarello mi richiama a niente Shakespeare, quando in Hamlet, Prince of Danemark, mette in scena fra i becchini, Amleto stesso a ragionare e filosofeggiare sul teschio del povero Yorick!
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