Invitato, con le buone, a sottomettersi alla dura, ma inevitabile fatalità storica, il baffuto telegrafista (era un giovine bassotto, e traccagnotto con un testone grosso grosso tutto coperto di capelli arruffati e scomposti), si mise a urlare come un ossesso inviperito e ridicolo nella sua impotenza: visto che non voleva andarsene con le buone, il sergente lo fece prendere per le braccia da due soldati che a viva forza lo cacciaron via: - solo per forza - gridava l'indemoniato - solo per ingiusta violenza - cedo alle armi; solo alla forza.... e strappato dal suo ridicolo abbraccio il Capitano lo fece mettere in un vagone da bestiame con altri ribelli, più indemoniati.
Questo fu un fatto lieve e di niun conto; ma uno ve ne fu, e gravissimo, che ebbe scioglimento felice la mattina del giorno 20 settembre, e che avrebbe potuto invece condurre, colui che ne fu la causa, (il Capo-Stazione papalino dritto dritto De Dominicis, che poi divenne mio amicissimo) e che fu salvato proprio per miracolo, come sentirete, alla fucilazione.
Ecco il fatto come mi fu raccontato, dopo l'entrata dei bersaglieri dalla breccia di Porta Pia.
Fu visto, verso le 8 del mattino del 20 settembre, innalzarsi sulla stazione di Orte, un grosso pallone nero; a Orte si trovava lo Stato Maggiore dell'esercito, e il Generale Cadorna: arrestato il De Dominicis sotto l'accusa di segnalazioni al nemico in tempo di guerra, si difese come chi sa che l'indomani pagherà con la fucilazione il suo tradimento. Egli negò sempre: disse che aveva lanciato il globo aereostatico nero per divertimento, ma la condanna venne e fu terribile.
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