Soltanto, verso le dieci di sera arrivò al campo italiano l'ispettore dei telegrafi pontifici, Fabio Binda, di Lucca, il quale si presentò al General Cadorna, dicendo che De Dominicis era innocente; che egli ne dava maleveria, che il segnale invece era per annunciare ai liberali nascosti nella Città eterna, dell'imminente arrivo alle Porte, dell'esercito liberatore. Fu creduto, e De Dominicis ebbe salva la vita, ma lo trattennero prigioniero e soltanto si liberò pochi giorni dopo, quando ormai tutto era terminato.
Il De Dominicis la scampò bella, e se ne ricordò per un bel pezzo della paura provata, perchè nell'anno 1879, che lo trovai Capo-Stazione a Palo, mi narrava ancora, con gran lusso, di particolari e con un tremito nella gola che mi faceva ridere, la famosa avventura del pallon volante.
- Volevi bene al papa, eh, caccialepre fogunto, (gli dicevo io) e l'avvisavi di star pronto a scappare come nel '49!
- No - Non è vero; - rispondeva, bianco come la carta; io non sapevo nulla di quanto si voleva fare, e dei palloni ne avevo mandati altri in altri giorni.
- Dunque non è vero nemmeno che tu segnalassi ai liberali di dentro, di preparar le armi per far scoppiare un moto insurrezionale.
- Anzi, questo volevamo fare nojaltri, e il Binda lo sapeva.
Fosse come fosse, il De Dominicis era un tipo simulatore e non credetti mai che dicesse il vero: come non credetti mai nemmeno al patriottismo del Binda (fatto subito dopo cavaliere). Erano codesti i soliti uomini volta-casacca pronti a buttarsi da una parte e dall'altra, a seconda del vento: ormai i francesi erano lontani e avevano da fare a casa loro; altrimenti, se avessero fatto come nel '49, il patriottico Binda lo avreste visto con loro, tradir noi, per il papa.
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