Chi saprà cantare, in istrofe immortali, come quelle del dolce Mantovano, le gesta famose che t'illustrarono gli uomini come Mazzini, Garibaldi, Manara, Mameli..... dai più illustri ai più umili, da Mazzini a Ciceruacchio, da Giuditta Tavoni a Quirico Filopanti, fino a tutti i martiri che cementarono la tua grandezza, da Virginia ai Bruto, da Bruto ai Cairoli, da Siccio Dentano a Vincenzo Calderi a Corazzini a Villa Glori?
Esaltato, e rabbioso d'entusiasmo di sentirmi italiano nella Roma ormai nostra; le minuzie della vita scomparivano assolutamente dinanzi ai miei occhi: il mangiare, il dormire, il riposo, non avevano, per me, veruna importanza. Trovai, al principio, una cameruccia in Magna Napoli, su, a un quarto piano, e mi v'istallai come in un campo di battaglia - M'era compagno di camera vicina, un commesso mio collega della ferrovia, il più bel matto ch'io abbia mai imbattuto sulla faccia della terra: era smunto; secco e allampanato, con la carne attaccata alle pungentissime ossa; mani e faccia untuose; capelli arruffati, due chicchi di pepe negli occhi; un parlare a scatti e autoritario. Oh che bel matto; sofistico e atrabiliare, attaccava quistione col padron di casa per un nonnulla: sbattacchiava una porta? ecco quando Luigi Coletti - che così si chiamava - fuori della camera, investendo con furia il disgraziato padrone, certo Giovanni Franci, un cor contento fiorentino che veniva lemme lemme a pacificarlo. Miagolava il gatto? giù botte e grida da far paura. Insomma, era un tipo straordinario; mezzo Don Chisciotte, mezzo eroe; ed eroe per bacco era stato davvero: se lo diceva poco con nessuno, meno che con me, che portavo il bon per la pace dandogli sempre ragione.
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