O Colètti, se ti rubano - guarda che io non ne vo' sapere nulla: tira via, metti fuori il morto e assicuralo alla Cassa di Risparmio. - Sorridendo - l'adusto garibaldino mi risponde: - O, non dubitare, tesori non ce ne sono; forse, chi sa, sei più ricco tu di me!
Passano giorni, passano settimane e una mattina mi parve di sentire un odore strano, nauseabondo, infiltrarsi dalle fessure della porta chiusa a chiave: ma, più che odore dirò la parola vera, era un puzzo acuto che ammorbava come di cadavere. Mi si rizzano i capelli sul capo! Mi balenò al pensiero che Coletti fosse un assassino; che avesse ucciso qualcuno e l'avesse nascosto in quella gran cassa. Volo dal Sor Giovanni, gli paleso i miei sospetti; viene tutto esterrefatto in camera mia, mette il naso al buco della chiave.... - Dio del cielo - esclama - che tanfo orribile; ma questo è odor di carogna o di cadavere; gioco che qui c'è un morto!
- S'apre? non s'apre? Apriamo?
Detto fatto entriamo, a notte scura in camera del garibaldino; adagio adagio, come due cani da presa, o come due ladri, con un lume in mano, turandoci il naso col fazzoletto, diamo una levata... su... Dentro non c'era nulla! non c'erano, nè armi, nè biancheria, nè indumenti..., nulla; era vuota, salvo che nel fondo vi scorgemmo certi fagottini come ciottoli ravvolti in pezzi di giornale! Il padrone ne prende delicatamente, uno in mano; avvicino la candela; sfascia adagio adagio il misterioso involucro, e si presenta ai nostri occhi....
Cari miei non ridete nè vi sorprenda quanto narro; c'era, c'era.
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