Le coperte del lettuccio non facevano una grinza; non si sarebbe trovato un granellino di polvere a pagarlo un marengo su' pochi mobili; aprendo i cassetti del cassettone si sarebbero vedute le camicie, i solini, le pezzuole accomodate come ova nel nido d'usignolo che non facevano una piega, e sparso sopra e dentro i candidissimi lini, lo spigo odoroso e i fiori di lavanda.
Dovevo essere proprio cieco a non accorgermi che la mano d'una donna innamorata si posava con tanta soavità su quelle povere robette, che io - come tutti i giovani scapati e sventati - buttavo qua e là senza pensiero alcuno. Le coperte del letto, le tendjne, le carte stesse che io buttavo alla rinfusa sul tavoloncino; non erano lì a dirmi a ogni istante: - «Fermati - o senza cuore: - quì c'è passata la mano d'un'anima amante; quì le dita soave della mano di Lauretta hanno lasciato le lievi loro impronte: baciale. Su questo ritratto di bellissima donna - a lei ignota - le pupille indagatrici gelose e corrucciate della sensibile romanina si posano ogni mattina interrogando chi sia la figura velata e misteriosa che l'anima: e, ricordati - o ingrato - che quando quella domenica, mentre stavi con Aristide per uscir di casa, e piacevolmente scherzavi con le due sorelle, arrossendo essa ti domandò:
- Ditemi Signor Giulio, ma questa chi è? - e tu titubante rispondesti: - «Mia sorella» - non t'accorgesti nè dell'incredulo sorriso che sfiorò le labbra della bella Lauretta, nè del movimento nervoso di Aristide, nè del sorriso burlone d'Elvira!
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Lauretta Aristide Signor Giulio Lauretta Aristide Elvira
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