Te ne ricorderai poi; te ne ricorderai quando, un giorno, non vedendo più in casa la dolce, buona Lauretta, il tuo cassettone arruffato, i tuoi libri coperti di polvere, vuoto e polveroso il bicchiere a capo del letto; chiederai dov'è andata Lauretta e ti risponderanno: - «Non c'è più; è andata in casa d'una zia; al Gesù; sta bene»
Povera Lauretta: vedete come, a quei tempi, i babbi, le mamme, amavano e tutelavano l'onore e l'anima dei loro figli. Oggi, le madri, spingono le loro creature a farsi innanzi, a conquistare i giovani, a tentarli in mille modi, a perdersi esse e loro; ma quelli erano tempi di gente onorata e onesta; il babbo, la mamma, s'erano accorti della silenziosa fiamma che bruciava quel cuoricino virgineo; e la mia indifferenza (e lo dirò a onor mio) la mia riservatezza e il rispetto verso una innocente verginella, verso quella fiammolina d'amor filiale, verso quella tenerezza di raro pudore e d'onestà santa e sacra ai miei occhi; la mia rispettosa indifferenza aveva reso infermo un cuoricino che bisognava allontanare.
Troppo tardi, m'accorsi di questo terribile avvenimento; inesperto e assorto nella mia grave passione; m'avvidi col tempo che io ero colpevole dell'allontanamento di Lauretta: quando lo capii, mi tramutai di casa: l'avrei fatto prima se, la giovanile sventatezza e la niuna esperienza della vita, non me ne avessero stornato.
- Ecco una famiglia - pensavo, - veramente degna d'encomio, d'affetto e di rispetto; felice colui che farà sua la buona fanciulla: egli sarà un padre veramente felice, veramente ricco d'un tesoro così prezioso e integro.
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