post tergum nodis fremet horridus ore cruento....
quando, per caso, s'abbattè a passare dinanzi a noi uno spilungone magro, secco e alto, con tanto di baffi sul labbro accostandosi adagino adagino, come uno stenterello che venga a fare lo spiritoso, ficcandomi gli occhi in faccia, storcendo la bocca, dimenandosi tutto come un burattino, sento che sghignazzando dice alcune parole di dileggio che io non posso afferrare, ma certo fra quelle capii che mi dava la baia dicendo: poeta e ber paino, poeta e ber paino, poeta e ber paino.
Alzarmi, corrergli addosso, e cominciare a menargli pugni, calci e schiaffi mi ci vuol più tempo a scriverlo: Aristide, bianco come un foglio di carta, s'alza per scappare rimanendo allibito dal mio scatto; quel bamboccio di spilungone, prima sorpreso, poi spaurito, sotto i colpi di mano che gli affibbio, e dove casca casca, non sapendo dove nascondersi, comincia a girare intorno a un grosso albero di platano e più lui gira e più io gli meno alle spalle, alla testa, al sedere tanto che a forza di calci, non sa più il poveraccio dove mettersi; accorre un signore, e un pizzardone: - ferma, ferma, acchiappa, piglia, - quattro braccia nerborute m'avvingono e mi tengon lì sbuffando e urlando: Ti voglio ammazzare, bastardo di prete, canaglia, mascalzone.
Chi m'aveva fermato era il Delegato Gasperini, costì di stazione: mi portano - voglio dire - ci portano tutti alla Commissaria e lì, interrogatorio: mi giustificai con la veemenza dei miei anni e con tutto lo spirito del mio carattere irascibile e impetuoso; Aristide conferma: - Si stava tranquillamente pigliando il fresco, passa questo giovinotto, comincia a insultare; da una cosa l'altra.
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Aristide Delegato Gasperini Commissaria Aristide
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