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      Nella mia solitudine avevo trovato un compagno: c'intendevamo a maraviglia, e sempre lo tenevo con me come un figlio.
      Un giorno - che passeggiando m'ero spinto fin verso Castel Sant'Angelo, - passando da Piazza Colonna, un signore si ferma, guarda il cane, guarda me ed esclama: questo è il mio cane: Leone! e Leone dimenando la coda, si slancia incontro a quel signore.
      Mi si fa innanzi costui e con aria di bravaccio mi fa: - Questo cane è mio e lo riprendo. -
      - Alto là - signor mio caro - sarà come voi dite; ma non ve lo renderò così facilmente; ho denunziato la bestia e dovete dirigervi al Municipio.
      Interviene un pizzardone: gli presento la bolletta; l'individuo c'investe prepotentemente e tenta strapparmi il cane che tenevo a catena; mi ci voleva tutta per tenerlo.
      Non l'avesse mai fatto: fuori di me gli dò un pedatone nello stomaco, e l'investo co' più bassi titoli romaneschi: s'intromettono persone, il mascalzone comincia a gridare: - Io sono il Conte.... mi renderete ragione, delle vostre offese; rendetemi il cane.
      - Pronto a rendervi conto d'ogni cosa - rispondo io, - il cane ve lo ridarò quando mi proverete che siete il suo legittimo padrone: - meno prepotenze - intanto mi rimborserete delle spese che io ho incontrato per il vostro cane.
      Mentre si sta tempestando da una parte e dall'altra, in mezzo a un crocchio di gente; si fa largo a un signore, e qual'è la mia sorpresa nel riconoscere il Cav. Binda in persona.
      Il Cav. Binda era un cacciatore appassionato e amicissimo di tutti i cacciatori di Roma; strette di mano al Conte.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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