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      Mentre sto contando le parole, mi viene il ticchio di far veder loro i certificati di Giulio D'Ables che avevo ritirati dall'ispettorato. Erano scritti in tedesco. Prego dunque quei due poco reverendi di dirmi cosa c'è scritto in que' fogli (io conoscevo la lingua e la capivo già bene); sento che borbottano fra loro: «Questi sono falsi! o chi gli ha dato i sigilli?» - Allora, m'alzo e spiego tutto l'affare, pregandoli di dirmi la verità, perchè ho capito tutto: ed essi mi svelano che quei certificati sono falsi, e i bolli e i sigilli sono stati carpiti nell'ufficio del Cancelliere. Il Giulio D'Ables era un furfante di sette cotte!
      Cosa dovevo fare?
      In un momento ho fatto il mio piano.
      Bisognava impedire che una canaglia simile potesse ingannare la Direzione; smascherarlo e cacciarlo dunque a pedatoni nella strada.
      La mattina dopo prima di smontar dal servizio di notte, gli dirigo un telegramma che venga subito a casa mia; e alle dieci eccolo il vigliaccone tutto contento, credendo che l'avessi mandato a chiamare per l'ammissione.
      Appena entrato, serro l'uscio a chiave; gli scartabello i suoi fogli nel muso e gli dico senza altre parole: - Càvati il vestito e sùbito (avevo ancora sotto il letto il fagottino co' suoi stracci): tenta di dir qualcosa, ma ormai era evidente e la prova della sua farabutteria gli stava sotto gli occhi. Si cavò il vestito e almeno quello lo potei riavere; ma il denaruccio ormai era andato: avevo promesso di cacciarlo a forza di calci; mi contenni, perchè mi faceva ancora compassione ma canaglia che davvero si sarebbe meritato la prigione.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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