L'amore cieco ch'essa portava al padre, la teneva silenziosa e muta a ribeversi le lacrime nel suo segreto confortata solo nel suo Dio, a cui dedicava (com'essa mi diceva) e dolori e speranze e giovinezza.
Grandissimo era l'amore, scambiato fra le due sorelle lontane; ma Virginia, dotata d'un animo ardente e idealista, vagava col cuore e con lo spirito ne' dorati sogni dell'impossibile, cioè in una vita di fantastici idilli, fra le chimere e i sogni dei suoi diciannove anni; mentre Margherita, assillata dalle cure e dalle necessità sgraziate dell'esistenza del padre, che era povero, lottante fra le prime angustie della lotta ardua per farsi, in una città che era un campo di battaglia; Margherita, dico, dotata d'un carattere austero e riflessivo, d'un raziocinio più freddo e compassato, viveva piena di pensierini severi in mezzo a gente che non ne sapeva conoscere le rarissime virtù, le nobili e adorabili qualità della mente e del cuore, e così sbocciava e maturava come un fiore tenuto nell'ombra, senza che un tepido raggio di sole venisse mai a cadere sulle sue pallide fattezze di madonna, senza che la voce amica di nessun essere umano la consolasse giamai nelle ore degl'inefabbili accoramenti, così delicati, così comuni, così tragici nel cuore delle giovinette. (Dico a quei tempi, chè oggi mi pare, i costumi sono cambiati).
Io le posi un amore come di fratello, forse come a una madre; in lei deponevo le mie pene, le mie speranze, i miei sogni; in lei mi confidavo, e da lei volevo il consiglio, e l'incentivo allo studio, alla speranza verso tempi migliori e più dolci; ed essa con angelica pazienza ascoltava, taceva, sorrideva, e mi faceva coraggio per le lotte quotidiane, in mezzo a una gente volgare e grossolana; era insomma la buona fata che compiva le funzioni di mammina e di sorella, di amante buona, seria, severa e pudica; io non sapevo che instillavo nel suo cuore virgineo un veleno potente e fatale.
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Dio Virginia Margherita Margherita Dico
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