Era freddissimo; aveva nevicato abbondantemente; il viaggio fu quanto mai doloroso e malinconico; mi doleva chč la mia buona sorella s'allontanasse; non avrei avuto pių chi a cui confidarmi; chi m'avrebbe incoraggiato e accompagnato ne' miei studi? chi avrei potuto mettere al posto di lei tanto gentile e tanto savia? Virginia, certo, che era il faro lontano della mia vita; ma Virginia era prigioniera: aveva dei doveri; il destino me la teneva lontana e inafferrabile, come una di quelle vergini urė del paradiso di Maometto, in un giardino incantato, tutto fiori e, profumi, i fruscii di fontane stillanti da' cristalli odoriferi, l'ambra e i gelsomini.
Margherita e io, viaggiammo in un coupč riservato che avevo potuto ottenere per favore; ma nč lei, nč io si chiuse occhio; ricordo che lei era poco coperta; non aveva neppure uno scialle da coprirsi; il freddo acutissimo della notte doveva pur tormentarla! Io aveva quel rotolo, vendutomi anni addietro dall'amico Gigi del Re; me lo tolsi di dosso e la pregai insistentemente di coprirsi almeno l'estremitā; ma essa, pertinace, ricusō sempre, nč giammai volle approfittarne: e cosė patimmo il freddo orribile tutt'e due, perchč a me sarebbe parso poco cavalleresco veder soffrire una donna, standomene perfettamente comodo. Questa particolaritā mi venne poi ricordata vent'anni dopo da lei stessa: valeva la pena di serbarne memoria cosė tenace!
Io non so se lei s'accorgesse, allora o pių tardi, che i sentimenti miei per Virginia erano ben diversi da quelli della semplice simpatia.
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