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      - «Signor Cavaliere - rispondo afferrando il tasto tutto arrabbiato: - può stendere e spedir subito la lettera, che io resto!».
      Chiunque avesse avuto un briciolino di carattere più virile non avrebbe fatto lo stesso? Non si sarebbe ribellato il cuore più ossequente.
      Tornai da Virginia con la morte nel cuore; ma io sentivo bene d'aver giocato una carta terribile! Bisognava andare in fondo e vi andrei: - «Frangar non flectar» era la massima e la divisa che io teneva come un talismano ogni volta che era necessario, o che vi corresse qualcosa di più che l'usuale dibattito quotidiano: anderò fino in fondo - pensavo tra me - dovesse costarmene il pane, per sempre.
      Non feci cenno alle care fanciulle alla tempesta che infuriava nel mio cervello; pranzammo insieme, gioimmo della nostra compagnia fino a tarda ora, e col diretto della mezzanotte ripresi il viaggio per Roma.
      Appena messo piede in ufficio, mi si fece innanzi l'amico Alessandro Cuccioni (colui che m'aveva rimpiazzato nei pochi giorni di permesso) e nel darmi la chiave mi fa: - Binda è tutto stizzito verso di te: ti toccheranno de' guai! Ha fatto rapporto per telegrafo della tua indisciplina. - Rifiuto la chiave, e gli dico queste parole:
      - Dirai al Cavaliere - che io non voglio ritornar più con lui; che si scelga un'altro schiavo; che non varcherò mai più la soglia del suo maledettissimo uscio, dovesse la Direzione licenziarmi per sempre e io morir di fame come il povero Danella, sui gradini di Piazza del Popolo.
      Guerra dichiarata: dunque, e da parte di chi?


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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