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L'ultima sera ormai che io sarei cittadino di Roma era giunta; sotto la tettoia, dinanzi al treno per Napoli, una fitta compagnia d'amici, tutti quelli della trattoria de' Sette Colli, le sorelle d'Aristide, il padre, molti colleghi, mi dettero un addio commosso e sincero: io piansi caldamente, nel separarmi da tanti cuori gentili e buoni; da tante nobili persone che m'avevano stimato e amato al di lą de' miei meriti: il Caporalaccio fu veduto ingrugnato dietro una colonna lontana a guerchiellarsi la sua vendetta: gran soddisfazione, davvero, per un tiranno, a godere i frutti della propria fellonģa! Ma verrą tempo - o verrą certo - che ei pagherą il fio delle infamie, come riscuoterą il premio del suo decoro. Il libro della vita ha il Dare e l'Avere: felici coloro che possono registrare le partite tutte dalla parte del Dare, anche a condizione che nella colonna Profitti e Perdite, vi figurino degli zeri!
O giovine lettor mio, non ti augurar mai d'arrivare a godere per la somma riscossa dal Binda, alcuni anni dopo questa persecuzione contro di me, infelice giovinetto povero e inoffensivo ma retto. Leggi e sentirai; chč le lezioni della vita non sono mai senza vantaggio, per i buoni e per i cattivi.
Nell'istante in cui io versava appassionate lacrime nel separarmi dal caro Aristide; forse un'anima sensibile, raccolta nella sua cameretta, tergeva una stilla di pianto, dietro l'ombra d'un sogno che amaramente si dissolveva.
CAPITOLO XXVIII.
Č proverbio arcinoto in Italia e fuori «Vedi Napoli e poi.
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